Eredità digitale: che fine fanno gli account e i dati dopo la morte di una persona?

Come proteggere i beni digitali e garantire l’accesso agli account online dopo la scomparsa di una persona cara: foto, criptovalute, NFT…

Fino a pochi anni fa pensavamo all’eredità come a un patrimonio composto da case, auto,
contanti, aziende, partecipazioni societarie, gioielli, ecc.
Oggi, invece, il fenomeno successorio si è arricchito di “nuovi” beni e rapporti legati al progresso
tecnologico.
Tra questi ultimi annoveriamo gli account del cloud, dei social network, della posta elettronica, del proprio sito web, dei portafogli elettronici di criptovalute, ecc.
Dopo la morte di una persona i provider devono gestire i dati, i beni, salvati negli account.
Nel farlo, soprattutto in passato, hanno adottato una policy molto rigida: inserire nei contratti una clausola che prevedeva la cancellazione automatica degli account dopo il decesso del titolare.
Proprio questa clausola viene opposta dai provider agli eredi o a chiunque abbia titolo per chiedere
l’accesso all’account.
Così negli ultimi anni stiamo assistendo a un aumento dei giudizi volti a ottenere dai provider
l’accesso al cloud del defunto, prima che questo venga eliminato definitivamente.

Come si pronunciano i Tribunali?

L’orientamento dei giudici è quello di ordinare al provider l’accesso ai dati contenuti nel cloud.
Queste in sintesi le motivazioni:
➢ la domanda degli eredi viene qualificata come una richiesta di accesso ai dati personali;
➢ la norma applicabile è l’art. 2-terdecies del D.lgs. 196/2003 (rubricato “diritti riguardanti
le persone decedute”);
➢ l’articolo in questione riconosce anche agli eredi un diritto “proprio” di accedere ai dati
personali della persona defunta;
➢ il diritto di accesso è vietato agli eredi nei casi previsti dalla legge o se il defunto lo ha
espessamente vietato con dichiarazione scritta;
➢ quest’ultimo divieto (che deve però avere determinate caratteristiche) non può
pregiudicare i diritti patrimoniali degli eredi o il loro diritto di difendere in giudizio i propri
interessi;
➢ quindi, una clausola contrattuale “standard”, accettata dal titolare dell’account in
blocco, cioè insieme alle altre predisposte e frutto della volontà del solo provider, non
può impedire agli eredi di accedere ai dati presenti nel cloud; o comunque non può
pregiudicare i loro diritti patrimoniali o di difendere in giudizio i propri interessi.

Cosa contengono gli account e per quali motivi per gli eredi è così importante accedervi?

Motivi di tipo personale-affettivo: le foto, i video, i messaggi, gli scritti personali custoditi negli
account formano una sorta di album virtuale della persona cara, che racconta una vita intera.
La loro cancellazione sarebbe come perdere una parte di quei ricordi, come le gioie condivise, i
viaggi, i momenti di vita vissuta.
Motivi di tipo patrimoniale: gli account possono custodire anche beni di rilevante valore economico.
Facciamo qualche esempio:
➢ la bozza di un libro di uno scrittore famoso;
➢ delle opere d’arte NFT;
➢ criptovalute (Ethereum, stablecoins, Bitcoin, ecc.);
➢ virtual real estate;
➢ canali Youtube, Twitch, ecc. che monetizzano molto;
➢ profili social (Instagram, Tiktok, ecc.) con partnership importanti;
➢ beni acquistati in-game (pensiamo ai giochi “free to play”).
Questi asset saranno sempre più rilevanti nel mercato e nelle eredità future.
Il loro valore è in continua ascesa:
➢ per gli NFT pensiamo all’opera digitale di Beeple, Everydays: The First 5000 Days,
venduta all’asta nel 2021 per oltre sessanta milioni di dollari.
➢ per i virtual real estate nel 2024 il mercato dovrebbe raggiungere gli 800 miliardi di
dollari. Già qualche anno fa fece notizia l’acquisto di un costruttore virtuale che pagò
4,3 milioni di dollari per 2.500 lotti di terreno digitale in 19 mondi virtuali.

In conclusione, come ci comportiamo?

Il mondo è in rapida evoluzione, e i beni digitali sono ormai parte integrante della nostra vita.
Proteggerli rappresenta un atto di responsabilità verso i propri cari, poiché un approccio attento e consapevole può fare la differenza tra preservare o perdere un patrimonio di grande valore,
personale ed economico.

Andrea D’auria

Associato